MICHAEL: INSEGNANTE PEDOFILO

Tratto da Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani “Viaggio nella mente criminale”, Lulu Editoria, 2017.

Michael, insegnante di 40 anni, felicemente sposato ed amorevole con la figliastra non ancora adolescente. Non aveva precedenti penali né una storia pregressa di comportamenti devianti. Nel 2000, Michael iniziò a cambiare: aggressivo con sua moglie, divoratore di materiale pedopornografico e sessualmente abusante con la figliastra. Fu scoperto dalla moglie e denunciato per molestie sessuali a danno della minore. L’uomo venne affidato ad un programma di riabilitazione, ma fu espulso a causa delle ripetute avances al personale femminile. La notte prima di essere trasferito in prigione fu ricoverato al pronto soccorso per un tremendo mal di testa, e qui continuò a richiedere favori sessuali allo staff medico femminile. Esperti neurologi (Russel Swerdlow e Jeffrey Burnes) del Virginia Medical Center richiesero per Michael una risonanza magnetica per non aver mostrato alcun imbarazzo durante un episodio di incontinenza urinaria. Detto accertamento evidenziò la presenza di un tumore alla base della corteccia orbitofrontale destra. Con l’asportazione del tumore, il comportamento di Michael tornò normale, ed egli si riunì a sua moglie e alla figliastra. Alcuni mesi dopo, la moglie scoprì materiale pedopornografico nel suo computer. Michael fu sottoposto a nuovi accertamenti che misero in luce una nuova formazione tumorale. La massa tumorale fu nuovamente rimossa e per almeno 6 mesi il suo comportamento ritornò alla normalità. Questo caso può essere considerato una prova dell’esistenza di una connessione causale tra una patologia nella corteccia prefrontale ventromediale (VPC) e il comportamento deviante.

«Che cambiamenti o deviazioni del comportamento sessuale possano essere legati a disfunzioni e alterazioni del cervello è un dato noto ai ricercatori. Ictus, epilessia, tumori o altre lesioni cerebrali possono provocare sconcertanti mutamenti, un forte aumento dello stimolo sessuale e un allentamento dei freni inibitori, come ricorda il neurobiologo olandese Dick Swaab nel saggio Noi siamo il nostro cervello» (Elliot Edizioni) (Panorama, 23.11.2011).