Bruno Carmine Gargiullo

Una sera, siamo agli inizi degli anni ’90, venni contattato dal Direttore di un albergo, allarmato per le urla e il pianto disperato provenienti da una camera in cui alloggiavano una coppia di sposi in viaggio di nozze. Da quanto descritto dal predetto Direttore, mi resi conto che l’uomo era in preda a un vero e proprio stato di agitazione psicomotoria che durava da diversi minuti. Data la serietà della situazione, “suggerii” al Responsabile dell’albergo di chiamare il 118. Giunto in ospedale, il giovane fu sottoposto a visita psichiatrica a cui fece seguito un trattamento a base di benzodiazepine (Valium). Il giorno successivo, e a seguito delle confidenze fatte dal giovane al medico del reparto, fu disposta una visita andrologica il cui esito mise in evidenza: criptorchidismo bilaterale (mancata discesa di entrambi i testicoli all’interno della borsa scrotale e, conseguente, loro atrofizzazione) e pene di ridotte dimensioni (“un pisellino”).

Dimesso dall’ospedale, il giorno successivo al ricovero, fece rientro in albergo da dove mi contattò per una consulenza psicologica.

La storia di questo uomo (di ventisei anni) è a dir poco drammatica:

  1. in orfanotrofio fino all’età di nove anni, fu adottato da una coppia cinquantenne di ceto medio-basso;
  2. ritiro scolastico a causa di continui sfottò (lo chiamavano “femminella”);
  3. grassottello e glabo (privo di barba e senza peli);
  4. omosessualità nota ai paesani.

Per mettere a tacere le “male lingue” del Paese, la madre adottiva convinse una sua conoscente di combinare il matrimonio fra i loro rispettivi figli (lui omosessuale, lei tossicodipendente).

Durante l’unico colloquio, tenutosi presso il mio studio il pomeriggio stesso delle dimissioni, il ragazzo mi abbracciò e scoppiò in lacrime, dicendo: “mia madre non mi perdonerà”.

Nello stesso pomeriggio, conobbi le due consuocere visibilmente irritate per essere state costrette a venire a Roma a prendersi i rispettivi figli.

Si precisa che non ho mai incontrato la giovane sposa.

Le due donne erano più infastidite dello scandalo che avrebbe suscitato in Paese l’accaduto (interruzione del viaggio di nozze) che della sorte dei due giovani.

Lo vidi uscire dallo studio in mezzo alle due donne e a capo chino come, se stesse andando al patibolo. Di lui più nessuna notizia.

Riferimento bibliografico

Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani, “Vittime di un amore criminale”, Franco Angeli Editore, 2010

Categories: