INCAPACITA’ EIACULATORIA PRIMARIA

Bruno Carmine Gargiullo

Il Caso in questione è stato trattato negli anni ’80 ed è stato pubblicato per la prima volta nella rivista “Starbene” della Mondadori Editore il 9 settembre 1986; il paziente fu intervistato dalla Giornalista Cipriana Dall’Orto, che inserì la sua storia all’interno del documento “sesso, così lui può guarire, 10 uomini raccontano in diretta le loro esperienze di cura”. Si precisa che il predetto caso è stato presentato, ed accettato, dal Comitato Scientifico della World Association for Sexology (WAS, San Paolo, Brasile – oggi World Association for Sexual Health). Dopo il parere favorevole della WAS detto caso è stato relazionato dalla D.ssa Rosaria Damiani al 16th World Congress of Sexology tenutoti a La Habana (Cuba) dal 10 al 14 marzo del 2003. E’ stato, inoltre, pubblicato in versione italiana dal Giornale Italiano di Andrologia (GIA, vol. 10, n.4, dicembre 2003) .

Giovane ventottenne con un serio disturbo di “Incapacità Eiaculatoria Primaria”: assenza di orgasmo, durante la masturbazione ed il rapporto sessuale, escludendo le emissioni notturne (polluzioni). Non presentava alcuna “anomalia” nel desiderio sessuale e nella risposta erettiva (lieve forma di priapismo). La disfunzione orgasmica, generalizzata e primaria, causa di notevole disagio e di forte perplessità per la sua impotenza generandi (era in procinto di sposarsi), non era dovuta né ad una condizione medica generale né tantomeno all’assunzione di alcuna sostanza, farmaci compresi.

Presentazione del caso

Un giovane di ventotto anni, affetto da Incapacità Eiaculatoria Primaria, durante il primo colloquio di consulenza psicologica, sentì il bisogno di spiegare il motivo della sua richiesta: “L’anno scorso stavo per sposarmi. Ma, prima di prendere la decisione definitiva, la mia ragazza mi consigliò di cercare uno specialista per il mio problema. Non dubitava del fatto che potevamo essere felici anche così, ma non le sembrava normale che io non eiaculassi mai. Decisi, così, di sottopormi ad una serie di accertamenti medico-specialistici il cui esito fu negativo. Il fatto di essere sano rendeva ancora più difficile l’idea di non poter avere una vera famiglia in quanto il mio problema ci impediva di avere figli. Ormai eravamo abbastanza sfiduciati perché sembrava che non ci fosse una soluzione alla mia incapacità di eiaculare. Fu per caso che la mia ragazza, confidandosi con una sua amica medico, ha avuto il suo nominativo per affrontare il mio problema sessuale”. Il problema del paziente nasceva da molto lontano, dalla sua infanzia. Era piccolo, aveva sei-sette anni, quando i suoi genitori, che lavoravano entrambi, gli affidarono, in quanto primogenito, la sorellina. Così, ancora piccolo, si trovò non solo a soffrire per l’assenza dei suoi genitori, che stavano fuori casa tutto il giorno, ma anche per la responsabilità che gli era stata data. Sarà stata l’assenza dei genitori o la troppa responsabilità (doveva comportarsi come un bambino grande e giudizioso), sta di fatto che incominciò a fare la pipì a letto (enuresi notturna), quasi tutte le notti. Cercava la sera di non bere per non bagnare il letto, ma non c’era niente da fare. Questo lo faceva sentire in colpa nei confronti di sua madre, che si aspettava dal figlio un comportamento più responsabile, da bambino modello. Decise, così, di imparare a controllarsi di giorno quando urinava. Infatti, il paziente cercava di trattenersi il più possibile prima di fare pipì tanto che delle volte avvertiva dolori addominali. Senza rendersene conto, prese l’abitudine ad essere sempre più “controllato”, al punto tale che anche l’emissione della sua voce non era fluida e naturale (disfonia o “voce da castrato”). Divenne rigido, perfezionista, scrupoloso e di poche parole (difficoltà ad esternare direttamente emozioni, stati d’animo e pensieri). Naturalmente, questo continuo stato di tensione gli procurò anche la stipsi (viveva con sfinteri serrati). Diventato più grandicello si rese conto che, contrariamente agli altri ragazzi, si masturbava meccanicamente senza eiaculare e senza produrre fantasie sessuali (atteggiamento censorio). Aveva, saltuariamente, delle polluzioni notturne che lo facevano correre in bagno a lavarsi, per il timore che la mamma potesse accorgersene (paura del giudizio negativo). A diciotto anni capitò, senza rendersene conto, nel letto di una ragazza esperta che fece tutto da sola. Ma quando lei si inserì il pene in vagina (lui non aveva problemi di erezione, anzi il contrario per una lieve forma di priaprismo), il giovane fu preso dal panico per la paura di urinarle dentro e, irrigidendosi ancora di più, confermò la sua incapacità eiaculatoria.

Elementi desunti dai colloqui anamnestici

  • Eccessiva responsabilità sin dall’infanzia;
  • Enuresi nottura;
  • Acquisizione di un eccessivo controllo della funzione urinaria con conseguenti dolori addominali;
  • Generalizzazione del controllo;
  • Masturbazione meccanica, in assenza di eiaculazione e di produzione di fantasie sessuali (atteggiamento censorio);
  • Polluzioni notturne saltuarie.

Test somministrato: MMPI-R (attualmente sostituito dal MMPI-2)

Scale di validità (L – K- F )

Il soggetto presenta problemi di natura emotiva, di non grave entità (F=69) e carenza nella loro capacità di controllo (K=35).

Scale cliniche (Hs-D-Hy-Pd-Mf-Pa-Pt-Sc-Ma-Si)

Dal quadro clinico emergono timidezza, riservatezza ed evitamento delle relazioni sociali (Si =74). La sua personalità accomodante, passiva e dipendente, si manifesta attraverso una ricerca costante di conferme e rinforzi, una marcata difficoltà a prendere decisioni autonome ed una struttura cognitivo-comportamentale di tipo ossessivo (preciso, ordinato, scrupoloso e rigido) (Pd=44 e Pt=63). Il quadro sopra delineato, unitamente alle sue difficoltà di aderire a modelli convenzionali di “natura maschile” (Mf=62), hanno favorito l’insorgenza di note depressive (D=59).

TRATTAMENTO

La strategia terapeutica coinvolse il paziente e la sua ragazza che si mostrò  altamente collaborativa. Le sedute, della durata di un’ora a  cadenza settimanale, furono esclusivamente dedicate, per i primi quattro mesi, al paziente, in modo da produrre una modificazione delle sue idee irrazionali (educazione anatomo-fisiologica della funzione eiaculatoria e urinaria) e perfezionistiche (modello comportamentale basato su coscienziosità, scrupolosità e inflessibilità cognitiva) nonché anassertive (mancanza di autonomia e incapacità di esprimere i propri punti  di vista non in linea con quelli degli altri). In breve, il trattamento individuale riguardò soprattutto i seguenti punti:

  1. tecniche di rilassamento per migliorare la sua respirazione e per  facilitare la decontrazione dei muscoli interessati alla fonazione (collo, laringe, torace e diaframma);
  2. esercizi di lettura-ombra con supporto audiofonico per migliorare la produzione linguistica a livello fonetico;
  3. ristrutturazione cognitiva: rendere il paziente maggiormente consapevole delle caratteristiche della sua struttura interna disfunzionale per poi operare una ristrutturazione.
  4. tecniche assertive e addestramento alle abilità sociali: favorire nel paziente l’acquisizione e l’apprendimento di uno stile comunicativo che caratterizza un individuo socialmente abile, sicuro di sé e aperto al confronto (emissione coordinata di risposte verbali e non verbali appropriate, sintonizzazione con le caratteristiche reali delle situazioni e consapevolezza di quali azioni potranno essere rinforzate).  In breve, consentire al paziente di sapere riconoscere le proprie esigenze, di affermarle all’interno del proprio ambiente, di perseguire i propri obiettivi, mantenendo una positiva relazione con gli altri.

Terminata questa fase di apprendimento, come prima indicazione terapeutica da seguire a casa (home work) gli fu prescritto di non correre più in bagno a lavarsi qualora avesse avuto una polluzione: doveva rimanere a letto il più a lungo possibile (inizialmente non meno di dieci minuti sino a trenta minuti, utilizzando le tecniche di rilassamento apprese) per abituarsi all’idea dello “sporco ” e per contrastare l’ansia del momento; poi con calma andarsi a lavare.

Man mano che le abilità si consolidavano fu coinvolta anche la ragazza che non solo fu felice di collaborare ma, anzi, la sua  presenza fu determinante per l’atteggiamento rassicurante che ebbe nei confronti del suo ragazzo.

Dopo una serie di incontri (all’incirca due mesi), aventi come obiettivo l’eliminazione di una discreta asimmetria relazionale (lui accondiscendente, lei protettiva), conseguenza dei sensi di colpa del giovane per la sua difficoltà eiaculatoria, fu prescritto alla ragazza di cospargere il pene e la  zona inguinale di lui con della vaselina trenta minuti  prima di ogni rapporto sessuale (flooding).

La prima eiaculazione, usava il profilattico, l’ebbe senza alcun piacere durante il terzo rapporto sessuale; fu minima e se ne rese conto la sua ragazza.

A distanza di circa un mese dalla prima emissione del liquido, ebbe un vero e proprio orgasmo che lo sconvolse (“fu un ‘esplosione”) ma, allo stesso tempo, fu così felice da telefonare immediatamente al terapeuta.

I risultati, ottenuti in sette mesi di trattamento, furono monitorati in sedute di controllo per altri due mesi con sedute bisettimanali (follow-up).

L’anno successivo si sposarono e a  distanza di un anno nacque un bambino.