Lato oscuro di un’apparente normalità

Tratto da “Alle radici neurali della violenza”, Lulu Editoria, 2018

a cura di Bruno C. Gargiullo e Rosaria Damiani

l Disturbo Narcisistico di Personalità è presente in soggetti che si considerano speciali (senso ipertrofico del sé). Essi sono arroganti, presuntuosi, egocentrici e non disposti ad accettare la pur minima critica alla quale sono soliti reagire con risentimento ed esplosioni di collera. Se a tutto questo si aggiungono tratti paranoidi e/o tratti antisociali ci troveremmo di fronte a persone pericolose in quanto il “delirio di onnipotenza” potrebbe spingere questi soggetti a comportamenti decisamente ostili se non violenti. Per il narcisista “l’altro” è considerato unicamente come “strumento” di gratificazione dei suoi bisogni (atteggiamento predatorio tipico dello squalo).

Dunque, l’individuo con personalità narcisistica agisce in assenza di sentimenti per gli altri, vive per se stesso e per i propri bisogni ed ha come unica preoccupazione la “cura della propria immagine”. Se oltre alle caratteristiche comportamentali sopradescritte fossero presenti la triade oscura (megalomania, machiavellismo e smania di potere), i tratti antisociali (indifferenza, più o meno marcata, verso i sentimenti e la sofferenza altrui, mancanza di scrupoli e di rimorsi, non tolleranza alle frustrazioni) e sadici (crudeltà psicologica, freddezza emotiva) verremmo a trovarci in presenza di un narcisista maligno.
Infine, nonostante il suo significato clinico e l’elevata prevalenza di detto disturbo, ancora oggi si conosce ben poco sulle sue matrici neurobiologiche (Ronningstam,2013). Tuttavia, recenti studi hanno evidenziato, in pazienti con disturbo narcisistico di personalità, anomalie neurofunzionali (riduzione della sostanza grigia) nell’area insulare anteriore, responsabile dell’empatia (Schulzeetal., 2013; Decety et al.,2012a; Decety and Moriguchi, 2007; Fan et al., 2011), così come nelle aree prefrontali della regolazione emozionale.

La corteccia prefrontale, o sezione anteriore del lobo frontale, è stata considerata la principale struttura neurale (anche se non la sola) ad essere compromessa nei soggetti antisociali e violenti (Davidson, Putnam e Larson, 2000; Henry e Moffitt, 1997; Raine, 1993; Raine e Buchsbaum, 1996). E’ bene rammentare che la corteccia prefrontale (funzioni esecutive quali attenzione, progettazione, pianificazione, flessibilità cognitiva, astrazione e memoria di lavoro) non è una struttura unitaria in quanto essa è ricca di interconnessioni tra le sue diverse subregioni corticali (o aree) con specifiche funzioni:
– corteccia orbitofrontale – OFC (filtro attentivo, ovvero inibizione degli stimoli meno rilevanti per lo svolgimento di un compito; pianificazione e regolazione emotivo-comportamentale);
– corteccia prefrontale dorso laterale – DLPFC (astrazione, pianificazione, flessibilità cognitiva e processi di autoregolazione comportamentale);
– corteccia prefrontale ventromediale – VLPFC (ruolo di esecutore centrale della memoria di lavoro);
– corteccia prefrontale mediale – MPFC (decisionalità, apprendimento e previsione degli esiti, positivi o negativi, di una data azione – Alexander H.A. & Brown J.W. , 2011).