Related to:
National center for victims of crime (washington, DC)
national center on domestic and sexual violence
american criminologist association 

Il rischio di essere vittimizzati ci accompagna per tutto il corso della vita e la probabilità che ciò accada non sempre dipende dal nostro stile di vita. Per alcuni il rischio di subire aggressioni potrebbe essere relativamente basso, per altri, invece, una simile eventualità potrebbe risultare piuttosto elevata.

Comunque, l’essere esposti o meno ad un qualsiasi tipo di violenza dipende da una serie di fattori quali la casualità (es., trovarsi accidentalmente in luoghi e momenti ad alto rischio), il comportamento imprudente (es., irresponsabile esposizione al rischio) e/o provocatorio (es., condotte irritanti, indisponenti, offensive e/o di sfida), il “degrado ambientale” (es., sottocultura delinquenziale, famiglia socialmente emarginata), il tipo di professione (es., agenti di polizia, orefici, portavalori) e lo status socio-economico (es., imprenditori e loro familiari).

 

ATTENZIONE ALLA FALSA VITTIMA (VICTIM SIMULATION), OVVERO AD UNA PERSONA CHE DENUNCIA VIOLENZE MAI SUBITE ALLO SCOPO DI DANNEGGIARE/SCREDITARE L’ALTRO, QUALE ESPRESSIONE DI UN SERIO DISTURBO PSICOPATOLOGICO (ES., PERSONALITA’ BORDERLINE, ANTISOCIALE, PARANOIDE) O PER FINI PRETTAMENTE UTILITARISTICI. QUESTO TIPO DI COMPORTAMENTO PRODUCE, NELLA PERSONA INGIUSTAMENTE ACCUSATA, INENARRABILI CONSEGUENZE (MORALI, ECONOMICHE E GIUDIZIARIE). IN SINTESI, UNA DENUNCIA DI SIFFATTA NATURA, ANCHE DOPO L’ASSOLUZIONE DELL’IMPUTATO CON FORMULA PIENA, ALEGGERA’, COME UN MARCHIO INDELEBILE, SULLA VITA SIA DELLA “VITTIMA” INGIUSTAMENTE ACCUSATA, SIA DEI SUOI FAMILIARI

 Inoltre, il divenire oggetto di una qualsiasi forma di abuso può dipendere da elementi propri della vittima stessa e dell’aggressore (caratteristiche personologiche, traumi emotivi, fattori di stress situazionali e correlati psicopatologici), dal tipo di relazione tra vittima ed aggressore, dalle circostanze in cui si verifica la violenza [interrogativi anglosassoni della criminodinamica: Cosa? (What?) Come? (How?) Quando? (When?) Dove? (Where?) Perché? (Why?) Chi? (Who?)], dall’eventuale ruolo svolto dalla vittima nella genesi e nella dinamica del crimine stesso.

Dunque, un’attenta e minuziosa tecnica di indagine vittimologica ↔ criminologica sposta il tiro e cambia l’obiettivo: dall’autore del fatto-reato alla vittima e dal ricercare cause/moventi di un comportamento violento al ridurre le “opportunità criminali” (escalation e/o recidiva). In breve, si parte dalla raccolta delle informazioni sull’ipotetico fatto-reato allo scopo di:

 – identificare la tipologia di vittima;

– definire la natura del reato;

– valutare l’indice di vulnerabilità e di grave rischio per la vittima stessa;

– delineare il profilo psicocomportamentale dell’aggressore;

– individuare l’indice di pericolosità del soggetto violento.

Quello che dobbiamo tenere a mente è che il reato rappresenta una convergenza tra autore, vittima e specifiche circostanze di tempo e di luogo.

Ora, la “lettura” di un comportamento violento in tutte le sue molteplici manifestazioni richiede l’analisi delle seguenti variabili:

– grado di pericolosità del soggetto che compie l’atto (es., personalità antisociale, mentalità delinquenziale, comportamento occasionale);

– premeditazione, cioè la messa in atto di comportamenti, deliberati ed intenzionali, fisicamente e/o psicologicamente, dannosi per la vittima (es., un coniuge, attraverso comportamenti violenti e psicologicamente distruttivi, può spingere l’altro a comportamenti autolesivi quali l’assunzione di alcool, di sostanze stupefacenti, di dosi massicce di psicofarmaci sino ad indurlo al suicidio);

– intenzionalità, senza premeditazione, di causare un danno fisico (es., lesioni e morte), e/o psicologico (es., angoscia, terrore, panico);

– preterintenzionalità, quando il danno arrecato va ben oltre le intenzioni dell’aggressore (es., un marito che prende a schiaffi la moglie e, senza volerlo, le provoca un grave danno ad un timpano);

– scarsa visibilità di alcune sue forme (es., violenza domestica, mobbing, molestie sessuali). Ciò significa che una condotta violenta non può essere definita esclusivamente dai danni fisici riportati dalla vittima ma anche dalle gravi compromissioni, clinicamente significative, del suo funzionamento sociale, scolastico o lavorativo;

– attribuzione di significato, da parte dell’aggressore e della vittima, conseguente al loro soggettivo vissuto (es., esperienze pregresse, contesto ambientale e familiare).

Inoltre, nel momento in cui ci si confronta con questo tipo di condotta illecita, è fondamentale valutare:

– direzione dell’aggressività, e precisamente se essa sia intrapunitiva (rivolta contro di sé) o extrapunitiva (diretta contro beni, animali o persone);

– se l’aggressore considera il proprio comportamento violento riprovevole o giustificabile (“atto di autoassoluzione”). In quest’ultimo caso, l’individuo tenderà ad attribuire ad altri la responsabilità delle sue condotte, percependo se stesso come vittima di ingiustizie (“difesa” o “giusta rivalsa”);

– se la persona violenta tende a minimizzare, a negare o a distorcere i propri comportamenti nel momento in cui riporta gli episodi di violenza;

– se è la vittima a “giustificare” le aggressioni subite, addebitandosene la responsabilità (es., “se non l’avessi provocato, lui non mi avrebbe aggredita”);

– se la condotta violenta di un individuo è conseguenza di specifiche condizioni socio relazionali (stress, frustrazioni, conflittualità, ecc.), di fattori individuali (temperamento, carattere e personalità) o di fattori culturali (contesto familiare e/o ambientale che avallano e giustificano la violenza);

– finalità dell’atto illecito (ostile danneggiando l’altro o strumentale, ovvero volta a ottenere un vantaggio);

– modalità con la quale viene messa in atto una condotta illecita (subdola, con comportamenti sottilmente denigratori e/o punitivi; verbale, con insulti, calunnie, accuse infamanti; economica, con sottrazione di beni o tenendo una persona in uno stato di necessità e di stretta dipendenza; psicologica, con atti persecutori, ipercontrollanti, tendenti all’isolamento della vittima; fisica, con maltrattamenti, percosse, stupro sino ad arrivare all’omicidio);

– distinzione tra aggressività impulsiva o reattiva (non pianificata e associata ad uno stato affettivo instabile o rabbioso) e strumentale o proattiva (subdola, pianificata e finalizzata a conseguire dei vantaggi).


IN SINTESI

Accoglienza * e supporto alle vittime di:

VIOLENZA DOMESTICA (fisica, psicologica, economica e sessuale)

ABUSO/VIOLENZA SESSUALE extrafamiliare (amici, colleghi, estranei)

STALKING (atti persecutori agiti da partner/ex partner, conoscenti, estranei)

MOBBING FAMILIARE/PARENTALE (umiliazioni, denigrazioni, derisioni, colpevolizzazioni, …)

GASLIGHTING (infida manipolazione psicologica)

SEXTING (divulgazione di immagini e video sessualmente esplicite)

GROOMING (adescamento telematico)

FALSE ACCUSE

*Attenta e minuziosa tecnica di indagine che parte dalla raccolta delle informazioni, fornite dalla vittima, al fine di identificare l’indice di pericolosità del soggetto violento.


Aree di intervento

Violenza domestica

  • inaffidabilità
  • stile di vita parassitario
  • umiliazioni, colpevolizzazioni, sminuire, criticare, isolare
  • litigiosità
  • scontri fisici ricorrenti
  • vandalismo
  • licenziosità sessuale
  • richieste sessuali non condivise
  • uso della pornografia
  • minacce di separazione
  • gaslighting
  • mobbing familiare

Violenza sessuale

  • molestie sessuali (es., toccamenti e palpeggiamenti), comportamenti voyeuristici (es., foto e/o video di parti intime), battute e prese in giro a sfondo sessuale, battute volgari, atti osceni
  • atti sessuali (es., aggressioni sessuali, sessualità perversa, induzione alla prostituzione), sexting (scambio di messaggi sessualmente espliciti e di foto e video a sfondo sessuale), drug/alcol facilited assault, grooming (adescamento telematico)

Stalking

  • Comportamenti tipici di un persecutore (es., raccolta informazioni, ripetute e-mail e/o telefonate, richieste di appuntamenti, pedinamenti, appostamenti ed inseguimenti, incontri apparentemente occasionali, atti vandalici, furto d’identità, comportamenti autolesionistici minacciati o agiti, aggressioni fisiche, stupro o tentato stupro, minacce di morte)

Falsi Positivi

Denunce di violenze mai subite

Child Sexual Abuse