tra disfunzioni e perversioni

Si riportano, per meglio rappresentare il comportamento sessuale umano in tutte le sue manifestaizioni (anche quelle più scottanti), quattro casi etrapolati dall’ampia casistica (ben oltre quattrocento casi clinici psicosessuologici) che spazia dalle disfunzioni sessuali alle parafilie, trattati dal Dr. Bruno Carmine Gargiullo.

Disordine da Avversione Sessuale

Caso presentato ed accettato dal Comitato Scientifico della Società Italiana di Andrologia (SIA). Dopo il parere favorevole della SIA, il predetto caso è stato relazionato dalla D.ssa Rosaria Damiani al XXIII° Congresso Nazionale delle Sezioni Regionali SIA, tenutosi a Milano dal 26 al 29 settembre 2006. 

 Caso: Ragazza ventenne, studentessa universitaria 

Dai 13 ai 26 anni ebbe diversi ragazzi con i quali praticò solo petting “leggero”, escludendo i genitali. Resasi conto delle sue enormi difficoltà sessuali e relazionali si sottopose ad un trattamento psicoterapico. Era ancora vergine.

Dall’indagine psicologica (assessment) risultò quanto segue:

–       atmosfera familiare di dura e inflessibile sopraffazione;

–       madre ipercritica e punitiva;

–       sentimenti di ostilità, rancore e disgusto da parte della ragazza verso i genitori per la loro manifesta “licenziosità sessuale ”.

In sintesi, la giovane presentava il tipico profilo psico-comportamentale di una personalità borderline con marcati tratti istrionici e paranoidei, che si traducevano in: aggressività, invidia, necessità di controllo, tendenza ad usare gli altri, preoccupazione nel gratificare i propri bisogni e le proprie necessità rispetto a quelle degli altri, senso di colpa e paura della punizione o di danno, repulsione nei riguardi del sesso (timori di una latente omosessualità). Il quadro psicopatologico descritto venne confermato dal profilo psicodiagnostico emerso con la somministrazione dell’MMPI-R.

Dal quadro clinico emergono seri problemi psicologici e di adattamento sociale ed interpersonale. L’elevazione della scala Pd rispetto alla Ma può tradursi, sul piano comportamentale, in ipervalutazione delle proprie capacità, impulsività, superficialità nei giudizi e aggressività. È possibile che tale atteggiamento generi fenomeni di controaggressività sociale che rendono inadeguato e insoddisfacente il rapporto interpersonale. L’esplosione in comportamenti rabbiosi viene utilizzata come difesa contro il timore di poter essere ferita emotivamente. Logica conseguenza è l’imprevedibilità che rende il soggetto eccentrico, stravagante, rabbioso, irritabile e risentito verso l’autorità. Sono presenti, inoltre, pensieri ossessivi e forti timori sessuali. Da sottolineare la possibile presenza di pensieri ossessivi di natura suicidaria derivanti dalle lunghe storie di insuccessi e fallimenti. Infine, si evidenziano forti tratti di diffidenza verso gli altri, evitamento delle relazioni “ strette ed intime”, mancanza di empatia e di abilità sociali nonché una scarsa valutazione di sé.

“Lucida Follia”
Uno psicopatico triolagnico

Il caso clinico, che verrà presentato, rientra nei “nuovi” quadri clinici (es., Triolania, Triolagnia, Troilismo e Triolismo), ridefiniti dal Dr. Bruno Carmine Gargiullo, sulla base della sua esperienza clinica. I predetti quadri vennero accettati dai Comitati Scientifici della World Association of Sexology (WAS), con sede a San Paolo – Brasile (oggi, World Association for Sexual Health), e della Società Italiana di Andrologia (SIA). Dopo il parere favorevole della WAS e della SIA, vennero relazionati dalla D.ssa Rosaria Damiani al XVII World Congress of Sexology (Montrèal – Canada, July, 10 – 15, 2005), e al Congresso Nazionale della Società Italiana di Andrologia (Arzachena – Italia, 1-4 ottobre, 2005).

Il caso che verrà riportato descriverà il comportamento triolagnico agito per oltre dieci anni da un quarantenne, a danno della propria moglie.

Il caso

Un quarantenne (che chiameremo PT, acronimo di Psicopatico Triolagnico), coniugato e con prole, mi fu inviato da una collega che si “rifiutò” di seguirlo per le “scabrose”, ma non dettagliate, rivelazioni fatte dall’uomo durante il primo colloquio tenuto con la psicologa.Tutto ebbe inizio dopo pochi mesi dal matrimonio, aveva sposato una ragazza di appena vent’anni (lui trentenne) piuttosto attraente. Una sera, dopo averle offerto un’aranciata, PT suggerì alla moglie di andare a letto a riposare perchè troppo stanca. Ciò che accadde dopo (rapido addormentamento della ragazza, sesso con uno sconosciuto e, soprattutto, foto compromettenti scattate dal marito durante il rapporto sessuale con l’estraneo) lasciò supporre che l’aranciata, offerta dal coniuge, contenesse gocce di un qualche sedativo.

La dinamica della “violenza sessuale” venne raccontata dal triolagnico nei minimi particolari, ad eccezione del sedativo ingerito dalla moglie, in quanto lo stesso assistette all’incontro sessuale standosene comodamente seduto in camera da letto, fungendo da spettatore. Al termine dell’amplesso, tra lo “sconosciuto” (amico di PT) e la donna, l’uomo, in preda ad un forte stato di eccitazione, soddisfò le sue bramosie sessuali penetrando la donna. Da precisare, che le foto compromettenti vennero usate, come arma di ricatto, per costringere la moglie a soddisfare le sue continue richieste di sesso con partner occasionali scelti da PT. Questi incontri, a cui lo “Psicopatico Triolagnico” doveva assistere, fungevano da “potente” stimolo sessuale per la sua erezione (difficoltà erettiva primaria, senza cause organiche).Il soggetto in questione presentava una personalità psicopatica (assenza di scrupoli e di rimorsi, indifferenza al giudizio morale, anaffettività, irresponsabilità, ricerca spasmodica del piacere ad ogni costo).

In breve, per triolagnia (dal greco lascivo, lussurioso) si intende lo spingere la propria partner, con personalità debole e sottomessa, ad avere rapporti sessuali con altri uomini scelti a caso mentre il parafilico funge da spettatore. Solo dopo ed in assenza dell’estraneo, il perverso con tratti marcatamente psicopatici da corso alla sua performance sessuale facendosi raccontare le sensazioni che la partner ha provato.

Da precisare che l’uomo richiese la consulenza perchè questa sua “difficoltà sessuale” divenne un’arma di ricatto da parte della coniuge, alternando periodi di richieste sessuali con estranei a momenti di rifiuto di incontri occasionali. Ciò si traduceva, per un soggetto affetto da un serio disturbo erettivo, in un’astinenza forzata voluta dalla donna che “da vittima si trasformò in carnefice”. La separazione della coppia rappresentò l’esito dell’intervento clinico.

ANORGASMIA MASCHILE
INCAPACITA’ EIACULAtoria primaria

Il Caso in questione è stato trattato dal Dr. Bruno Carmine Gargiullo negli anni ’80 ed è stato pubblicato per la prima volta nella rivista “Starbene” della Mondadori Editore il 9 settembre 1986; il paziente fu intervistato dalla Giornalista Cipriana Dall’Orto, che inserì la sua storia all’interno del documento “sesso, così lui può guarire, 10 uomini raccontano in diretta le loro esperienze di cura”. Si precisa che il predetto caso è stato presentato, ed accettato, dal Comitato Scientifico della World Association for Sexology (WAS, San Paolo, Brasile – oggi World Association for Sexual Health). Dopo il parere favorevole della WAS detto caso è stato relazionato dalla D.ssa Rosaria Damiani al 16th World Congress of Sexology tenutoti a La Habana (Cuba) dal 10 al 14 marzo del 2003. E’ stato, inoltre, pubblicato in versione italiana dal Giornale Italiano di Andrologia (GIA, vol. 10, n.4, dicembre 2003) .

Giovane ventottenne con un serio disturbo di “Incapacità Eiaculatoria Primaria”: assenza di orgasmo, durante la masturbazione ed il rapporto sessuale, escludendo le emissioni notturne (polluzioni). Non presentava alcuna “anomalia” nel desiderio sessuale e nella risposta erettiva (lieve forma di priapismo). La disfunzione orgasmica, generalizzata e primaria, causa di notevole disagio e di forte perplessità per la sua impotenza generandi (era in procinto di sposarsi), non era dovuta né ad una condizione medica generale né tantomeno all’assunzione di alcuna sostanza, farmaci compresi.

Presentazione del caso

Un giovane di ventotto anni, affetto da Incapacità Eiaculatoria Primaria, durante il primo colloquio di consulenza psicologica, sentì il bisogno di spiegare il motivo della sua richiesta: “L’anno scorso stavo per sposarmi. Ma, prima di prendere la decisione definitiva, la mia ragazza mi consigliò di cercare uno specialista per il mio problema. Non dubitava del fatto che potevamo essere felici anche così, ma non le sembrava normale che io non eiaculassi mai. Decisi, così, di sottopormi ad una serie di accertamenti medico-specialistici il cui esito fu negativo. Il fatto di essere sano rendeva ancora più difficile l’idea di non poter avere una vera famiglia in quanto il mio problema ci impediva di avere figli. Ormai eravamo abbastanza sfiduciati perché sembrava che non ci fosse una soluzione alla mia incapacità di eiaculare. Fu per caso che la mia ragazza, confidandosi con una sua amica medico, ha avuto il suo nominativo per affrontare il mio problema sessuale”. Il problema del paziente nasceva da molto lontano, dalla sua infanzia. Era piccolo, aveva sei-sette anni, quando i suoi genitori, che lavoravano entrambi, gli affidarono, in quanto primogenito, la sorellina. Così, ancora piccolo, si trovò non solo a soffrire per l’assenza dei suoi genitori, che stavano fuori casa tutto il giorno, ma anche per la responsabilità che gli era stata data. Sarà stata l’assenza dei genitori o la troppa responsabilità (doveva comportarsi come un bambino grande e giudizioso), sta di fatto che incominciò a fare la pipì a letto (enuresi notturna), quasi tutte le notti. Cercava la sera di non bere per non bagnare il letto, ma non c’era niente da fare. Questo lo faceva sentire in colpa nei confronti di sua madre, che si aspettava dal figlio un comportamento più responsabile, da bambino modello. Decise, così, di imparare a controllarsi di giorno quando urinava. Infatti, il paziente cercava di trattenersi il più possibile prima di fare pipì tanto che delle volte avvertiva dolori addominali. Senza rendersene conto, prese l’abitudine ad essere sempre più “controllato”, al punto tale che anche l’emissione della sua voce non era fluida e naturale (disfonia o “voce da castrato”). Divenne rigido, perfezionista, scrupoloso e di poche parole (difficoltà ad esternare direttamente emozioni, stati d’animo e pensieri). Naturalmente, questo continuo stato di tensione gli procurò anche la stipsi (viveva con sfinteri serrati). Diventato più grandicello si rese conto che, contrariamente agli altri ragazzi, si masturbava meccanicamente senza eiaculare e senza produrre fantasie sessuali (atteggiamento censorio). Aveva, saltuariamente, delle polluzioni notturne che lo facevano correre in bagno a lavarsi, per il timore che la mamma potesse accorgersene (paura del giudizio negativo). A diciotto anni capitò, senza rendersene conto, nel letto di una ragazza esperta che fece tutto da sola. Ma quando lei si inserì il pene in vagina (lui non aveva problemi di erezione, anzi il contrario per una lieve forma di priaprismo), il giovane fu preso dal panico per la paura di urinarle dentro e, irrigidendosi ancora di più, confermò la sua incapacità eiaculatoria.

I risultati ottenuti in sette mesi di trattamento furono monitorati in sedute di controllo bisettimanali (follow-up) per altri due mesi. L’anno successivo si sposarono e a distanza di un anno nacque un bambino.

fantasie perverse multiple

Il caso clinico, che verrà presentato, trattato dal Dr. Bruno C. Gargiullo, venne accettato dal Comitato Scientifico della World Association of Sexology (WAS), con sede a San Paolo – Brasile (oggi, World Association for Sexual Health). Dopo il parere favorevole della WAS, venne relazionato dalla D.ssa Rosaria Damiani al XVII World Congress of Sexology (Montreal – Canada, July, 10 – 15 2005).

Per meglio chiarire la potenziale pericolosità di un soggetto apparentemente normale, si riporta il caso di un cinquantenne, coniugato e senza prole, che chiese un intervento specialistico per la sua impotentia coeundi (matrimonio rato e non consumato). Durante il primo colloquio, il paziente dichiarò che il suo unico problema era la sua disfunzione erettile, conseguente ad un forte stato di ansia che l’aggrediva ogni qualvolta tentava un rapporto sessuale con la coniuge.

Dall’anamnesi emerse un serio disturbo parafilico non altrimenti specificato, ovvero interesse esclusivo per donne vecchie (gerontofilia), grasse (adipofilia) e con handicap fisico (apotemnofilia). L’impulso sessuale necrofilico, in netto contrasto con il suo sistema cognitivo, venne censurato e non utilizzato come complemento delle sue fantasie parafiliche.

L’aspetto generale del paziente era quello di una persona curata, dai modi cortesi e ipercontrollato.

Caratteristiche personologiche

– Bassa autostima (si percepiva non attraente ed inferiore agli altri);

– Paura del giudizio negativo (evitava qualsiasi impegno nuovo);- Inibizione interpersonale (senso di inadeguatezza che lo accompagnava da sempre);

– Controllo e perfezionismo maniacale (attenzione eccessiva per i dettagli, le regole e l’ordine);

– Rigidità cognitiva (schematismo e ripetitività che contenevano l’ansia prestazionale);

– Previsioni pessimistiche per il futuro (particolarmente parsimonioso nei confronti del denaro).

Profilo psico-comportamentale

Il profilo emerso era quello tipico di una personalità evitante, con marcati tratti ossessivo-compulsivi, complicato dalla presenza di una forte rabbia nei confronti delle donne che si traduceva in fantasie perverse quali la gerontofilia, l’adipofilia e l’apotemnofilia, nonché da tendenze sadiche e da uno spunto necrofilico:

– donna anziana (gerontofilia): sterile, tendente al grasso, materna, minor pretese, da poter dominare;

– donna grassa (adipofilia): più gioviale, materna, senso dell’abbondanza, con panciera e busti costrittivi, minor pretese, da poter dominare;

– donna con protesi (apotemnofilia): sofferenza, minor pretese, da poter dominare.

– tendenze sadiche (una fantasia, fortemente eccitante, riguardava il tema delle “mutilazioni”, ovvero immaginare di togliere alla donna la dentiera o un arto artificiale prima di un rapporto sessuale)

– spunto necrofilo: erezione nel vedere il corpo della donna di servizio (grassa ed anziana), privo di vita, disteso sul letto per le onoranze funebri (venne attratto da un ginocchio della defunta leggermente scoperto dalla gonna). L’impulso sessuale necrofilico, in netto contrasto con il suo sistema cognitivo, venne censurato e non utilizzato come complemento delle sue fantasie parafiliche.

Il trattamento cognitivo-comportamentale, con esito positivo, ebbe la durata di sette anni (quattro anni con cadenza settimanale e tre anni con cadenza semestrale, ovvero follow-up).

Aree di intervento

Comportamenti sessuali disfunzionali

che ostacolano o impediscono il rapporto sessuale
  • desiderio sessuale ipoattivo
  • anoressia sessuale
  • “iperfagia” sessuale
  • avversione sessuale
  • mancanza di eccitamento nella donna e carenza dell’erezione nell’uomo
  • eiaculazione precoce o ritardata
  • dispareunia
  • vaginismo
  • evitamento sessuale

Comportamenti sessuali atipici

  • masturbazione compulsiva
  • licenziosità sessuale
  • promiscuità sessuale
  • boundage
  • sesso estremo
  • sessualità compulsiva
  • algofilia
  • coprolalia
  • mixofilia

Comportamenti sessuali perversi

  • feticismo
  • esibizionismo
  • frotteurismo
  • masochismo
  • triolagnia
  • triolania
  • troilismo
  • parzialismo sessuale
  • triolania telefonica
  • triolismo